domenica 25 gennaio 2009

Stanley Kubrick, un pò di luce su Arancia meccanica


Parla il regista statunitense sul suo film più chiacchierato e forse il più frainteso, soprattutto nel contesto giovanile; interessante a proposito lo speciale mandato in onda su La7 con i pareri di Christiane Kubrick, di Jan Harlan, assistente di produzione in “Arancia Meccanica” e successivamente produttore esecutivo dei film di Kubrick. E ancora le parole di Malcolm McDowell e di Anthony Burgess.
La seguente intervista risale al 1972, più precisamente al 4 gennaio, pubblicata sul New York Times a cura di Bernard
Weinraub.

Kubrick

"Il libro mi è stato passato da Terry Southern durante uno dei momenti in cui ero occupatissimo dietro a 2001", ricorda. "Lo misi da una parte e me ne scordai per circa un anno e mezzo. Poi un giorno lo ripresi in mano e cominciai a leggerlo. Il libro ebbe un impatto immediato su di me."
"Ero entusiasta di ogni cosa del libro, dalla trama alle idee, dai personaggi fino, ovviamente, al linguaggio. Inoltre, la storia aveva una dimensione maneggevole in prospettiva di un adattamento cinematografico."

Il film è una visione impietosa nel nostro prossimo futuro. Bande di vagabondi stuprano, uccidono, picchiano e rubano. I cittadini vivono in una cultura da pop art vadalizzata, vistosa, gelida e sporca. I politici e le forze dell'ordine sono corrotti. Il personaggio principale, Alex (Malcolm McDowell), è trasformato dagli scienziati conniventi col potere da un duro dei sobborghi ad un cittadino modello senza difese, solo per risorgere, alla fine, in una nuova forma non dissimile dal suo stato originario.

"La storia funziona, ovviamente, su vari livelli, politico, sociologico, filosofico e, più importante di tutti, su una sorta di livello psico-simbolico simile a quello dei sogni", dichiara Kubrick.

"Alex è un personaggio che alla luce di ogni considerazione logica e razionale dovrebbe suscitare antipatia e anzi, con ogni probabilità, il pubblico dovrebbe aborrirlo", continua. "Eppure, nello stesso modo in cui Riccardo III gradualmente riesce ad eludere la tua disapprovazione, Alex ti trascina dentro la sua visione della vita. La storia produce questo effetto, che è per la mente del pubblico l'illuminazione artistica più piacevole e sorprendente."

"Penso che il pubblico che guarda un film o assiste a un dramma teatrale si trovi in uno stato molto simile a quello dei sogni e ritengo che l'esperienza drammatizzata diventi una specie di sogno controllato. Ma il punto importante qui è che il film comunica ad un livello inconscio e che il pubblico risponde agli snodi basilari della storia ad un tale livello, come farebbe appunto con un sogno."

L'uomo nello stato naturale
"A questo livello, Alex simbolizza l'uomo nel suo stato naturale, lo stato in cui sarebbe se la società non gli avesse imposto i suoi processi civilizzanti."

"Quello a cui rispondiamo in modo inconscio è il senso di libertà di Alex, che gli permette di uccidere e stuprare senza sentirsi in colpa, che è in parallelo la nostra condizione naturale selvaggia. E' in questo lampo di consapevolezza sulla vera natura dell'uomo che risiede il potere di questa storia."

Come artista, Kubrick ha un punto di vista innegabilmente cupo. "Una delle fallacità più pericolose che ha influenzato molti ragionamenti politici e filosofici è che l'uomo sia essenzialmente buono e che sia la società a renderlo cattivo", afferma. "Rousseau ha trasferito il peccato originale dall'uomo alla società e questa visione ha contribuito in modo rilevante a quella che io ritengo sia una premessa incorretta su cui basare una filosofia politica e morale."

Questo invece è un estratto di una successiva intervista, 30 gennaio 1972, realizzata da Craig McGregor sempre per il New York Times

Per quanto riguarda i critici - "Trovo che molti critici interpretino male i miei film - o probabilmente quelli di chiunque. Davvero in pochi si soffermano un po' di tempo a pensare dopo averli visti. Guardano il film una volta, si ricordano a malapena quello che hanno visto, e poi scrivono una recensione nel giro di un'ora. Voglio dire, occorre più tempo perfino per scrivere il riassunto di un libro che ti fanno leggere a scuola. Sono molto soddisfatto di Arancia Meccanica. Penso sia il film più abile che ho mai fatto. Non ci trovo quasi nessun difetto."

Non crede che un'opera d'arte debba avere come scopo primario "formulare una dichiarazione politica o filosofica" e ritiene che il romanzo di Burgess avesse tutto ciò che serve: una grande storia, grandi idee e un personaggio principale, Alex, che rissume in sé tutto ciò che Kubrick ritiene sia proprio dell'uomo. "Ti identifichi con Alex perché in lui riconosci te stesso", spiega. "E' per questo motivo che alcune persone si sentono a disagio guardando il film."

Così, per la prima metà del film, Kubrick lancia addosso allo spettatore infinite scene di violenza sadica, stupri di gruppo, tortura e vandalismo, beandosi per ciascuno di questi crimini in dettagli lascivi. Alla critica di gratuità della messinscena, che non dimostra un grosso ragionamento intellettuale o fondamento satirico dietro di sé, Kubrick risponde sempre alla stessa maniera: "Era già tutto nel libro." E continua: "Parte della sfida artistica richiesta dal personaggio del romanzo risiedeva nel riuscire a mostrare la violenza attraverso i suoi occhi, non filtrata da uno sguardo moralista e critico, ma direttamente e soggettivamente, come la sente Alex."

Kubrick crede che il cinema sia un'esperienza simile al sogno ad occhi aperti, in cui possiamo rappresentare fantasie normalmente represse dalla nostra mente cosciente. Ma per un non meglio specificato motivo, non crede di sfruttare questo principio con Arancia Meccanica, né per sé stesso (nonostante ammetta una sua certa fascinazione per la violenza) né per quelli che potrebbero divertirsi a vedere nello splendore del grande schermo scene di stupro, tortura e ultra-violenza. "Non era mia intenzione sfruttare questi desideri, non ho fatto il film per questo motivo e non penso che abbia questo effetto."

Eppure non era stato attratto dal libro di Burgess a causa della violenza e del sesso sadico contenuto in quelle pagine? Kubrick resta completamente ambiguo e conclude: "Ad ogni modo non penso che il film sia socialmente pericoloso, come non credo che lo sia alcuna opera d'arte. Sfortunatamente, non credo neppure che possa essere socialmente costruttivo."

Ma allora le opere d'arte non causano nessun effetto sulle persone? "Ci toccano nel senso che ci illuminano su qualcosa che già avvertivamo confusamente, ma non possono cambiarci. Sono due effetti differenti." L'arte quindi non ci influenza? "Non posso proprio dire di essere stato influenzato da qualche opera d'arte nella mia vita."


Fonti da Archivio Kubrick

2 commenti:

raybanlove ha detto...

I have to speed up. I have wasted so much time and energy.

pradashoeslove ha detto...

If you’re walking down the right path and you’re willing to keep walking, eventually you’ll make progress.