lunedì 10 novembre 2008

Wall E

Ridotta ad una grande discarica, la Terra non è più abitabile a causa dell’eccessivo accumulo dei rifiuti e quindi dell’inquinamento globale. Di conseguenza, gli umani sono costretti a trasferirsi in una gigantesca navicella spaziale dove, con tutti i comfort e gli accessori possibili, sono ridotti a vivere la loro vita in uno stato vegetativo, in attesa che il pianeta venga ripulito e riportato ad uno stato abitabile. L’unico sopravvissuto è Wall-e, piccolo robot addetto all’imballaggio dei rifiuti, che per più di settecento anni vive da solo sulla Terra e ha come unico compagno un piccolo e fedele scarafaggio. Questo fino a quando gli umani non decidono di inviare una sonda spaziale (di nome Eve) per verificare le effettive condizioni del pianeta. Dall’amore che Wall-e proverà per Eve, ne nascerà il desiderio di riportare la Terra al suo stato naturale per il bene dell’umanità.

Al suo lungometraggio la Walt Disney Pixar realizza quello che è forse il suo film d’animazione più maturo e, insieme a “Monsters & Co.”, uno dei più completi nella sapiente mistura degli ingredienti tipici della tradizione disneyana.

Andrew Stanton, già regista di “Alla ricerca di Nemo” e di “A bug’s life”, opta per una scelta stilistico-narrativa che segna un’improvvisa rottura con i precedenti cartoni della Pixar. E’ una scelta rischiosa ma nuova; incerta ma funzionale. Per quasi metà del film infatti, non si ode una parola. L’ambientazione, la capacità di creare un’atmosfera inquietante e le virtù descrittive coadiuvate splendidamente dall’eccezionale grafica però riscattano la necessità dei dialoghi.

Attraverso le disavventure di Wall-e, vengono messi alla berlina i difetti e gli aspetti negativi dell’umanità, tendendo lo sguardo verso un universo malato e senza guida, che troverà nel piccolo robot e nella sua fedele compagna Eve la strada per il ritorno, un ritorno all’umanizzazione.

Nel trattare temi che a prima vista potrebbero apparire inusuali per un cartone animato (perdita dei valori umani, assuefazione dai mezzi tecnologici, annientamento dell’individualità) il tono ironico con cui viene messa in scena questa magica favola fantascientifica stempera la drammaticità della storia e ne fa uno dei più commoventi cartoni della Pixar. In un mondo in cui è la macchina a vestire i panni di un umile magister vitae, si respira un’aria di un’invocazione d’aiuto alla normalità, alla vita semplice, alla felicità. Nel forzato esilio che Wall-e patisce in una terrificante e sconfinata desolazione, l’importanza della vita e del bisogno di condividerla con qualcuno acquista quasi un valore mistico. Vivendo in un mondo contaminato dalla spazzatura fisica e morale, la speranza di una “ricolonizzazione” sarà data dall’antico e fedele rapporto tra l’uomo e la natura.

Numerose le citazioni filmiche, da “Il mondo dei robot” a “2001: odissea nello spazio”. Attraverso un uso magistrale degli effetti speciali, accompagnate da un originale e innovativo taglio delle inquadrature e da una sorprendente simulazione dei movimenti della macchina da presa, i tecnici della Pixar fanno sfoggio della loro bravura e del loro amore nel far cinema e metacinema.


Recensione a cura di: Danilo Cristaldi

5 commenti:

misterverdoux ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
misterverdoux ha detto...

bel film.
magari ti interessa anche il mio.
sai chi sono?

Anonimo ha detto...

vito

Luciano ha detto...

Mi fa piacere poter nuovamente leggere i tuoi post. Wall-e è un ottimo film.

Anonimo ha detto...

@Luciano, grazie anche se questo è di un nostro amico anche lui supercinefilo, più di me! a presto