martedì 11 dicembre 2007

"La battaglia di Algeri" di Gillo Pontecorvo


Spesso capita di vedere film che riescono a prenderti tanto da rendere impossibile non parlarne e la battaglia di Algeri in me ha suscitato questo. Di pellicole del genere guerra ne ho viste tante, ma raramente di questa forza e contemporaneamente di così assoluta lucidità! Molti dei film bellici ( verrebbe da dire di propaganda) sembrano essere fatti come se, i protagonisti (presentati come "eroi") siano in assoluto quelli che hanno le ragioni, e dall'altra parte i nemici vengono visti come imbecilli, mossi non si sa da quale logica. Io non dico che la "ragione" non possa stare maggiormente da una parte, anzi, ma trattare il nemico come una bestia cieca lo trovo irragionevole.
Il film ha il seguente pregio, non di giustificare ma di spiegare le ragioni anche di chi sta dall'altra parte.

Ambientato in Algeria, ad Algeri più precisamente, nel periodo delle ribellioni all'occupazione francese nel periodo che va dal 1954 al 1962 e che costò la vita a un milione di algerini oltre a circa 2 milioni di deportati nei campi di concentramento.
I protagonisti-antagonisti sono: dalla parte degli algerini, uno dei capo dei rivoluzionari dell'FNL "Alì La Pointe" (Brahim Hadjadj) e dall'altra parte il Colonnello Mathieu (Jean Martin).
Basato su una sceneggiatura di Solinas e dello stesso Pontecorvo, il film elabora
tra atrocità come attentati, torture e scontri a fuoco, un quadro estremamente lucido della insostenibile situazione che si venne a creare in Algeria.
Vari sono i temi che fanno amaramente riflettere. Tra questi colpisce la voce dei soldati francesi, quella del colonnello Matthieu il quale, pressato dalle domande dei giornalisti che mettono in evidenza le terribili modalità nel combattimento ai rivoluzionari, riassume in una domanda il nocciolo fondamentale della situazione e cioè:
"la Francia deve restare ancora in Algeria? Se si dovete accettare tutte le necessarie conseguenze", in quanto, aggiungo, in guerra non è facile valutare metodi e misure, essa comunque (anzi fondamentalmente) è un'atrocità, è un circolo vizioso che presenta "necessità" incresciose. A ricordo va la frase del letterato rivoluzionario che sentendo accusare il suo popolo di essere meschino, dato che combatte con attentati, dice che se avessero la possibilità, anche loro userebbero bombardieri per distruggere e incendiare i nemici!
Inoltre lo stesso letterato in un'altra momento dice:
"il terrorismo non può assicurare la vittoria in guerre e rivoluzioni, la lotta rivoluzionaria è ardua, ma vincere è il più difficile di tutti. E solo dopo cominciano le vere difficoltà."
A conferma vanno i numerosi decenni dopo la proclamazione dello stato algerino, passati ancora tra massacri per la conquista del potere.
A parte le personali idee che ognuno può crearsi vedendo il film, sulla guerra, sulla guerriglia, su oppressi e oppressori e in generale sulla nostra travagliata ed emblematica esistenza, l'esperienza ci arricchisce della presa di coscienza di una spietata verità.

Parlando degli aspetti tecnici è impossibile non dare meriti al film in questo campo. Infatti per le riprese vennero usate tecniche all'avanguardia per l'epoca, in uno stile asciutto con una forma simile al documentario( il regista ha sgranato alcune immagini per renderle simili ai cinegiornali), vi è un forte uso della telecamera da 16mm a spalla che conferisce molto senso reale all'azione, il tutto con un'energia degna dei miglior film bellici.
Stupenda e suggestiva l'ambientazione negli stretti vicoli della Casbah.
Gli attori sono tutti, ad eccezzione di Jean Martin, attori non professionisti presi dalla strada, ma a guardarli sembra difficile visto la grande carica espressiva del protagonista.
La rinuncia all’attore (o all’attrice) protagonista sul quale si fonda e dal quale si sviluppa la story, si rivela una vera e propria rivoluzione nell’ambito della narrativa cinematografica, abituata fino ad allora ad "appoggiarsi" a personaggi da psicologie solide, capaci di far scattare il processo d’identificazione con lo spettatore.
Al personaggio di Alì, infatti, manca l’elaborazione psicologica tipica del "personaggio classico", quella che svolge è una funzione principalmente retorica: il suo personaggio, infatti, è costruito e messo in scena come una metonimia, come un simbolo, il simbolo di tutto il popolo algerino. E’ per questo che egli è il protagonista dell’inizio del film: Alì rappresenta tutto il popolo algerino nella sua presa di coscienza.
Mathieu, invece, è una figura contraddittoria e piena di sfaccettature, estremamente affascinante per l’elevato grado di complessità psicologica che riesce ad esprimere. Sicuramente è una delle figure più riuscite non solo dell’intero sodalizio Pontecorvo-Solinas, ma una delle più convincenti di tutto il cinema storico-politico italiano. E’ proprio attraverso il personaggio di Mathieu e della contraddizione interiore che esprime, infatti, che l’autore pisano riesce, mi ripeto, a mantenersi equidistante dalle parti, a dare una motivazione plausibile e non strumentale al colonialismo francese. Pontecorvo attraverso l’attenta rappresentazione del colonnello dei paras francesi dimostra di non essere caduto nella trappola di un’empatica partecipazione alla vicenda in favore degli algerini e, di conseguenza, di una rappresentazione di parte degli avvenimenti.
La splendida fotografia di Marcello Gatti e la scelta di brani musicali in alcune particolari sequenze (ad esempio, La passione secondo Matteo di J.S Bach nelle sequenze dei due attentati, quello francese nellacasbah e quello algerino al dancing), contribuiscono a dare al film quella particolare tensione dialettica tra i fatti e il modo come vengono guardati.
Le sapienti musiche sono opera del maestro italiano Ennio Morricone.
Il film è stato insignito di numerosi premi anche se ha avuto problemi di uscita in Francia ed in Inghilterra.
Tuttavia nell'opera resta qualcosa di imperfetto, visto che presenta dei limiti. Non mostra infatti l'opposizione crescente dei soldati francesi, i numerosi scioperi delle classi lavorative francesi contro il governo di De Gaulle, oppure le fazioni avverse a quelle dell'Fnl. Tutto ciò comunque non toglie i meriti precedentemente citati e soprattutto quella intelligenza che lo contraddistingue.
Assolutamente imperdibile e senza tempo

La battaglia di Algeri
Italia-Algeria 1966

Regia: Gillo Pontecorvo
Con: Con Yacef Saadi, Jean Martin, Michele, Fawzia El Kader, Ugo Paletti, Tommaso Neri, Mohammed Ben Kassen, Kerbash, Franco Morici, Brahim Haggiag.
Genere: Drammatico

Durata 121 min. Bianconero

Fotografia: Marcello Gatti

Montaggio: Mario Morra, Mario Serandrei.

Musiche: Ennio Morricone, Gillo Pontecorvo.

Scenografia: Sergio Canevari.

Premi:

-Nastro d'argento alla miglior regia, alla migliore fotografia, alla migliore produzione

-Leone d'Oro al Festival di Venezia

-3 nomination ai premi Oscar (film straniero, regista, sceneggiatura originale)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ho ancora visto "La Battaglia di algeri" ma leggendo solo la prima parte del tuo lavoro penso - caspita come mai ancora non ho visto questo film devo essere un .....- :-) gran post soprattutto per la qualità del cinema in discussione. La Battaglia di Algeri sarà il mio prossimo film da vedere.

Un saluto
Emi

Anonimo ha detto...

Uno dei "nostri" capolavori da tenerci ben stretti! Pensa che l'ho visto per la prima volta solo l'anno scorso, al cinema, ad una rassegna di film italiani degli anni '60! Uscii dalla sala particolarmente sconvolto! ^^ Assolutamente attuale e pellicola di una forza unica!

Luciano ha detto...

Bellissima recensione di un film che ha fatto epoca visto da me più volte molti anni fa. Colgo questa occasione per organizzarmi una re-visione del film. So già che sarà diverso dalle altre volte (perché sono cambiato io e perché è cambiato il mondo), per questo avrò ancora tanto da apprendere.

Anonimo ha detto...

@Evetrix grazie x i complimenti, non te ne pentirai della visione di questo film! a presto

@Iggy peccato che io l'abbia visto in tv, al cinema spesso le emozioni sono più forti! ma a casa da soli si è più riflessivi!

@Luciano hai ragione, anche a me capita di trovare in questi grandi film cose nuove oppure vederli con occhi diversi! non c'è limite alla conoscenza

Anonimo ha detto...

L'ho visto su la7 qualche tempo fa, un film spettacolare, sopratutto la musica che riesce a coinvolgere in una maniera stupefacente

Anonimo ha detto...

Nel film la battaglia di Algeri, viene suonata più volte una marcetta militare francese (ad esempio nella scena in cui i soldati, dopo lo sciopero, regalano pane alla popolazione)che mi é entrata nelle orecchie quasi ossessionandomi. Qualcuno sa il titolo della marcia o ha suggerimenti su come recuperarlo. Grazie a tutti